“Notre-Dame de Paris”, Victor Hugo

Casa editrice: Oscar Mondadori
Anno di edizione: 2013

CECI TUERA CELA

“Questo significava che un potere stava uccidendo un altro potere. Questo voleva dire: la stampa ucciderà la Chiesa. Ma sotto questo pensiero, senza dubbio il primo e il più semplice, ce n’era a nostro avviso un altro più nuovo […] Era il presentimento che il pensiero umano, cambiando di forma, avrebbe cambiato nel modo di espressione […] che il libro di pietra, così solido e durevole, avrebbe fatto posto al libro di carta, più solido e più durevole ancora.”

Così il narratore esplica il pensiero di Claude Frollo nel capitolo “Ceci tuera cela” (“Questo ucciderà quello”). La preoccupazione dell’arcidiacono che la nuova forma di trasmissione della conoscenza, il libro stampato, possa soppiantare l’architettura nonVictor_Hugo è che una naturale conseguenza del processo evolutivo tanto invocato da Hugo nel romanzo. “La rivoluzione comporta la distruzione prima del cambiamento”: pensiero, questo, onnipresente nella narrazione. I grandi monumenti storici, i palazzi reali, le cattedrali, sono generalmente associati ad un’idea di autarchia, totalitarismo ed opulenza: “pagine di pietra” di un passato oppressivo. Sottolinea Brombert: “L’architettura era la grande scrittura dell’umanità; opera di popoli interi, realizzazione collettiva. Ma non parla al popolo né a nome del popolo: la sua natura teocratica era fondamentalmente antidemocratica; i suoi segni avevano significato solo per gli iniziati […] la rigidità del dogma era inscritta nelle pietre”. I libri stampati d’altro canto sono l’espressione del popolo nel quale Hugo aveva tanta speranza, quel peuple che avrebbe dovuto iniziare una rivoluzione e che tuttavia non era ancora pronto per attuarla.

Letteratura ed architettura sono due facce della stessa medaglia: non è forse “Notre-Dame de Paris” una cattedrale reale e letteraria? Ogni grande romanzo non è che una costruzione, così come ogni edificio con le sue piccole crepe ci racconta una storia. Esisterà sempre tra le due un rapporto analogico. Citando Victor Brombert: “[…] ogni parola, ogni testo, come ogni pietra porta a una costruzione”.

NOTRE-DAME

È inoltre proprio grazie alla letteratura che Hugo è in grado di ricostruire la cattedrale di Notre Dame così come appariva nel 1482.

Notre Dame 1La cattedrale di Notre-Dame è il cuore non solo del romanzo ma della città intera ed il personaggio al quale essa viene maggiormente legata non è che Quasimodo, la cui unione con la cattedrale ha quasi una sfumatura incestuosa. Il gobbo sembra essere la personificazione degli orrendi gargoyles che ornano la facciata di Notre-Dame come altre creature mitologiche minacciose, deformate, ibride.

“Così a poco a poco adeguando il suo sviluppo al senso della cattedrale, vivendoci, dormendoci, senza uscirne quasi mai e subendone continuamente la misteriosa suggestione, arrivò a somigliare a quella, a incrostarvisi, per così dire, e a farne parte integrante. Se possiamo usare questa espressione, dove in lui esistevano sporgenze, queste si incastravano negli angoli rientranti della cattedrale […]”

L’IBRIDO E LA STORIA

L’ibrido è un altro tema ricorrente: ibrido è Quasimodo, né uomo né bestia, così come ibrido è lo stile del romanzo, né completamente storico – come ribadito più volte da Hugo, il quale sostiene che il male è “collegato proprio al concetto di sequenza temporale”, negando dunque la linearità della storia – né interamente fittizio. È ibrido anche il contesto temporale nel quale è ambientato il romanzo: il 1482 infatti vede il tramonto del regno di Luigi XI, re che contribuisce alla sparizione del feudalesimo per un futuro sempre più nelle mani del popolo; è dunque un periodo di transizione che racchiude valori di secoli diversi. Storicamente parlando, anche l’anno di composizione del romanzo, il 1830, è un anno di mutamenti. “Notre-Dame de Paris” viene infatti scritto dopo la rivoluzione di luglio ed è ancora fresco nella memoria dell’autore il ricordo del 1789. Il desiderio di negazione della linearità storica si realizza in continui salti temporali nella narrazione, dove accenni alla Rivoluzione Francese appaiono come anticipazione per i personaggi del romanzo sia come ricordi dell’autore la cui aspirazione Notre Dame 2 gargouillesletteraria è macchiata da idee contrastanti: da una parte la conservazione del vecchio e dall’altra la necessaria creazione del nuovo, il desiderio di insurrezione del popolo.

Hugo brama la rivoluzione e sembra sottolinearne l’importanza con descrizioni minuziose degli orrori che macchiano le strade di Parigi, specialmente nella Corte dei Miracoli, ricettacolo della criminalità parigina, e al Palais de Justice, dove Esmeralda viene ingiustamente condannata per stregoneria e torturata.

NOTRE-DAME, TEATRO E MASCHERE

“Notre-Dame de Paris” ha un forte legame con il teatro: è proprio la messa in scena di una tragedia che apre il romanzo ed in esso i tipi umani più disparati sfilano in una grottesca messinscena che porta alla luce il marciume della società dell’epoca.
Personaggi come Claude Frollo, l’arcidiacono nonché alchimista e filosofo dilaniato dal desiderio carnale per la zingara Esmeralda, che a sua volta appare come una vittima tra le mani delle figure maschili presenti. Frollo, Phoebus, Gringoire, Quasimodo… A modo loro ognuno di questi personaggi ha arrecato danno alla povera danzatrice, la cui fine sembra già tragicamente anticipata dalla scritta “ananke” (fatalità) sulle mura della cattedrale.

Quasimodo e Frollo sono i personaggi più grotteschi ed affascinanti di “Notre-Dame de Paris”. Il nome del primo “suona al tempo stesso come segnale linguistico di una figura del discorso (il paragone, la metafora) e come triplice riferimento all’innocenza, alla pietrificazione e al rinnovo spirituale.” Sfigurato, sordo, escluso dalla società e rinchiuso tra le mura di pietra di Notre-Dame, Quasimodo si innamora di Esmeralda. È straziante osservare quanto amore abbia egli in riservo per lei, che, innamorata del capitano Phoebus, non può nemmeno sopportare la vista del campanaro. Mentrecopertina notre-dame quest’ultimo sembrava riempire di vita la cattedrale, essa non è che la proiezione dello spazio vuoto interiore di Frollo: un vuoto dato dalla mancanza di fede, espressa non tanto nei suoi atti più riprovevoli  – in primis la denuncia di Esmeralda al Palais de Justice – ma nelle sue tragiche riflessioni.

 

Le vicende ed i tormenti dei singoli personaggi si intersecano e si sovrappongono come le pietre della cattedrale  e le riflessioni storiche, sociali e letterarie, non solo di Hugo ma dei personaggi stessi, dall’arcidiacono dilaniato dal desiderio carnale al filosofo squattrinato perso nel labirinto della Corte dei Miracoli, accompagnano il lettore per le strade di Parigi.
Una Parigi, questa, scolpita nella pietra di Notre-Dame.

 

Un pensiero riguardo ““Notre-Dame de Paris”, Victor Hugo

  1. Brava, tesoro mio. Dimostri ancora una volta di avere cuore e testa e, in quest’ordine, di saperli usare entrambi. Complimenti. Tvb

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